Nell’immaginario collettivo un’esplosione è generalmente associata agli impianti di gas e petrolio o al trasporto di merci pericolose. In realtà, non c’è bisogno di entrare in una fabbrica di munizioni per correre il rischio di esplosione, in quanto tutti gli edifici sono potenzialmente esposti a questo pericolo, anche quelli che di solito vengono considerati “innocui”.
Il primo punto da chiarire sulle esplosioni è che non capitano per caso, ma è necessaria la presenza di determinate condizioni. Questo fenomeno è noto comunemente come “triangolo del fuoco”.
Ciò che succede a seguito della scintilla dipende interamente dal piano di gestione delle esplosioni.
Il primo obbligo del datore di lavoro è proprio quello di prevenire la formazione di atmosfere esplosive e di assicurarsi che non si verifichi mai un’esplosione. In che modo? Partendo dal presupposto che le esplosioni sono soggette a specifiche leggi chimiche e che dunque occorre conoscere cosa le scatena per prevenirle in maniera efficace.
Tutte le sostanze organiche sono esplosive?
Come abbiamo già spiegato, non corrono rischi solo le fabbriche che trattano prodotti altamente infiammabili. A volte, infatti, basta poco perché si verifichi un’esplosione.
Per esempio, il latte in polvere ha un limite di esplosività basso, pari a 40 g/m3. Se si rimane al di sotto di questo limite, non ci sarà nessuna esplosione. Invece, se il prodotto entra in contatto con una fonte infiammabile, l’esplosione diverrà possibile.
Stoccaggio, filtraggio, essiccazione, trasporto meccanico o pneumatico sono tra le azioni più comuni che possono determinare delle esplosioni che riguardano direttamente gli strumenti utilizzati. Purtroppo, queste esplosioni possono causare conseguenze fatali, in quanto oltre a distruggere l’attrezzatura potrebbero coinvolgere anche i lavoratori.
Come assicurarsi che la propria struttura non sia a rischio di esplosione?
Il primo passo è capire quanto siano soggette a esplosione le sostanze con cui la propria azienda lavora. Il secondo è assicurarsi attraverso, per esempio, le tecniche di sicurezza intrinseca, che l’attrezzatura impiegata non causerà l’accensione di queste sostanze.
La sicurezza intrinseca implica un design a bassa potenza in grado di assicurare che tra i circuiti non ci sia un’energia tale da causare un’esplosione.
Altri metodi di sicurezza più comuni prevedono delle apparecchiature a prova di esplosione, le quali consentono che l’esplosione si verifichi limitandola a un’area ben definita.
L’ideale è affidarsi a dispositivi a sicurezza intrinseca: nessuna esplosione è migliore di un’esplosione contenuta. Ma se si lavora con strumenti che utilizzano parecchia potenza, la sicurezza intrinseca potrebbe non essere un’opzione applicabile.
Un altro modo che può assicurare la protezione della struttura è l’uso dei sistemi di protezione, per esempio, il reindirizzamento dell’esplosione. Questi metodi vengono usati quando, per diversi motivi, non è possibile prevenire le atmosfere esplosive o evitarne l’innesco. In pratica, questo metodo consiste nell’utilizzo di un disco di rottura che “indirizza” l’esplosione stessa verso una zona sicura.
In altri casi, si dovrà usare un sistema di soppressione molto rapido, capace di rilevare il principio dell’esplosione, di confinarlo tempestivamente all’interno dell’area protetta o di “rimandarla” altrove.
Di solito, i rilevatori di queste esplosioni devono reagire molto velocemente. In questo modo, l’esplosione verrà presa nella fase iniziale e le sue conseguenze ridotte al minimo.