Le apparecchiature destinate all'utilizzo in aree potenzialmente esplosive devono essere sicure. Devono poter resistere anche in condizioni difficili, non devono distruggersi o bloccarsi con facilità, non devono contribuire ad aumentare la pericolosità nell'ambiente in cui sono inserite e soprattutto non devono danneggiare le persone che le adoperano.
Per garantire agli utenti la possibilità di lavorare in piena sicurezza, da diversi decenni, in Europa e nel resto del mondo, si è sentita l'esigenza di introdurre normative volte a regolamentare i prodotti da usare nelle zone potenzialmente esplosive.
Le prime normative europee nate a questo scopo prendevano in considerazione solo i prodotti elettrici, ritenuti più pericolosi di quelli meccanici. Nel tempo, l'Unione Europea ha creato un impianto normativo sempre più completo, finché le norme finalizzate a verificare la conformità del prodotto sono state sostenute da vere e proprie direttive.
In rapporto alle aree esplosive è molto importante, in Europa, la normativa ATEX, il cui nome deriva dalle parole Atmosphères Explosibles. Questa legislazione comprende ben due direttive dell'Unione Europea:
Della direttiva europea 99/92/CE, che si rivolge gli imprenditori, ai datori di lavoro nel contesto di aziende in cui ci sono ambienti rischiosi e in cui gli impianti e le attrezzature certificate sono in attività, ci siamo occupati nel precedente articolo. Da questa direttiva, infatti, deriva la classificazione delle aree industriali potenzialmente rischiose in zone in base alla presunta pericolosità.
Soffermiamoci qui, invece, sulla prima delle due direttive, la 2014/34/UE, che dal 20 aprile 2016 ha sostituito la direttiva 94/9/CE. Questa direttiva si rivolge ai costruttori delle attrezzature che saranno adoperate nelle aree pericolose. Queste apparecchiature, in base alla direttiva, devono essere obbligatoriamente certificate se il costruttore vuole che i propri prodotti possano essere commercializzati, installati e utilizzati in un Paese della Comunità Europea, in presenza di atmosfera esplosiva, indipendentemente dal luogo di provenienza.
Fanno eccezione alla normativa i seguenti prodotti:
Come si può notare, tutte le eccezioni non sono destinate ad indebolire la legislazione, ma si riferiscono a prodotti già regolamentati da altre direttive europee.
Dalla direttiva ATEX 99/92/CE sappiamo che le aree industriali sono classificate in tre diversi livelli di pericolosità. Chiaramente, i prodotti installati in ogni zona dovranno essere adatti alle caratteristiche di rischiosità che la contraddistinguono.
In base alla direttiva 2014/34/UE, anche i prodotti sono classificati nelle tre seguenti categorie:
Se un costruttore realizza un prodotto di categoria 3, sicuro solo in funzionamento normale, questo prodotto sarà idoneo a essere utilizzato solo nella zona 2, in cui la presenza di atmosfera esplosiva può verificarsi solo in condizioni di guasto.
Le categorie di prodotto 1 e 2, installate in zone potenzialmente esplosive devono essere sottoposte a controllo non solo da parte del costruttore, ma anche da parte di un ente terzo autorizzato, in grado di valutare la conformità alla direttiva ATEX e di fare la certificazione del prodotto. Per i prodotti della categoria 3 la certificazione può essere sostituita da un’autodichiarazione, emessa direttamente dal costruttore, a valle comunque di un controllo interno del prodotto.
La direttiva ATEX ha diversi pregi. Un primo pregio consiste nella capacità di aiutare i costruttori a classificare i prodotti in base alla loro sicurezza, offrendo un ottimo impianto normativo dedicato anche a prodotti non elettrici o particolari. Questo offre agli utenti finali la possibilità di essere supportati nell'individuare i prodotti più adatti all'area dell'impianto in cui devono essere inseriti.
Un secondo pregio riguarda la sua struttura: a differenza di altri modelli di certificazioni nei quali la conformità di prodotto si può verificare esclusivamente tramite le norme, la direttiva ATEX presenta i requisiti essenziali di sicurezza e salute (obbligatori), ed offre le norme (volontarie) solo come strumento per poter soddisfare tali requisiti. In tal modo, a fronte di un’innovazione tecnologica, il costruttore adeguatamente supportato da un ente notificato potrà certificare ugualmente il suo prodotto, senza aspettare i tempi di recepimento e aggiornamento normativo, che spesso coinvolgono anni di lavori internazionali.
In rapporto ai prodotti, però, la normativa ATEX ha anche alcuni punti deboli. Uno di essi, in rapporto alla direttiva 2014/34/UE, è costituito dal controllo di terza parte obbligatorio solo per le categorie 1 e 2, mentre gli altri principali modelli di certificazione non contemplano autodichiarazione per la categoria 3. Questo è supportato anche dal mercato, che molto spesso richiede comunque una certificazione volontaria anche per la categoria 3, per evitare un’autodichiarazione “avventata” da parte del costruttore.
Poter contare su apparecchiature sicure è fondamentale nel mondo industriale, soprattutto in relazione ai rischi per le persone operative sugli impianti. Tutto questo è estremamente importante nelle aree potenzialmente pericolose, in cui possono esserci rischi di esplosione. Le direttive presenti nella normativa ATEX, insieme ad altre normative, europee e internazionali, costituiscono un aiuto e una garanzia per i costruttori di apparecchiature e per quanti lavorano in ambienti potenzialmente esplosivi.